Per molti anni ho scritto dove capitava. Su quaderni, su agende, su fogli bianchi che rimanevano sparsi un po' dappertutto. Ma tutto veniva raccolto e tenuto come un piccolo tesoro in una scatola di cartone anonima. "Per farsene di cosa?" diceva mio padre, annoiato e pessimista.
Il via per una scrittura può partire da diversi impulsi. Sono le esperienze che li creano. E questo primo romanzo è nato per la sollecitazione, come abbiamo visto nell'articolo precedente, di Carluccia. Se non ci fosse stata lei, sarebbe successo lo stesso? Magari sì, ma avrebbe avuto un processo più lungo e forse anche meno entusiasmo e caparbietà, perché quella è necessaria. Ora non è che voglio fare la scrittrice navigata, voglio solo narrare una storia.
L'esigenza nasce dal voler comunicare, raccontare ispirandosi a fatti vissuti da chi scrive o da altre persone che te li hanno raccontati e inviare un messaggio, il tuo. Certo si potrebbe fare a voce con una bella chiacchierata fra amici, ma non credo che si sarebbe altrettanto sinceri e profondi. Non si riuscirebbe a scavare in territori che sono intimi. In un romanzo spogli a nudo gli argomenti e lo fai con naturalezza perché puoi usare l'alter ego di un personaggio. Parli di quello che ti pare. Scrivere ti dà un senso di libertà cosmica. Ti fa volare.
Trovo che questa sia la parte più divertente, quella che mi affascina di più, dove mi perdo e giusto il trillo del telefono mi può risvegliare da certe trance che i personaggi riescono a creare.
Questo romanzo in una sua primissima versione, voleva essere la storia di un testamento e dei due beneficiari che ne vengono in possesso, facendoli passare per la vita di una ipotetica vecchia parente che attraverso loro, i ricordi e ciò che aveva lasciato scritto l'anziana, avrebbero scoperto un tesoro. L'anziana aveva molto da raccontare, troppo. Ci si sarebbe confusi.
Un libro, come dice la mia amica Guja Boriani, scrittrice, deve portare avanti un'idea precisa.
Con questo racconto di cosa voglio parlare con i lettori? Ci vuole una storia che dia delle risposte. Per me è così. Anche un libro giallo può narrare e dare risposte. Anzi ci vuole una storia che proponga delle domande, ognuno la troverà e potrà avere la sua personale risposta.
Nel mio libro le domande che vi verrà voglia di farvi spero siano tante. sarebbe una piccola vittoria.
Speriamo che la cosa che vorrete chiedervi non sia: "Ma questa, come si chiama? Eleonora, già. Ma perché scrive?" . In ogni caso mi farebbe piacere lo stesso.
Scrivo perché mi piace leggere, ogni storia che ho letto nella mia vita mi ha trasportato in un altro mondo, proprio come la Macchina del Tempo. E' troppo bello essere avvolti e partecipi, immersi in una storia.
Da piccola sarei stata ore ad ascoltare mia nonna che mi raccontava le vicende di Topo Gigio, molto distanti da quelle che si vedevano in tv. Topo Gigio su Marte, Topo Gigio Pirata, Topo Gigio elettricista. Topo Gigio va alla fiera. Topo Gigio sulla spiaggia.
Era l'unico modo per farmi mangiare, perché restavo a bocca aperta dallo stupore e lei ne approfittava per infilarci, con delicatezza, il cucchiaio . Sapevo che se non ingoiavo, la storia si sarebbe interrotta. Un ricatto, ma adesso quel caffellatte col pane inzuppato, lo ricordo come la cosa più bella del mondo, una pozione magica per proiettarmi nel magico mondo di Topo Gigio.
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