giovedì 20 luglio 2023

Da dove si parte? di Eleonora Satta




Per molti anni ho scritto dove capitava. Su quaderni, su agende, su fogli bianchi che rimanevano sparsi un po' dappertutto. Ma tutto veniva raccolto e tenuto come un piccolo tesoro in una scatola di cartone anonima. "Per farsene di cosa?" diceva mio padre, annoiato e pessimista.

Il via per una scrittura può partire da diversi impulsi. Sono le esperienze che li creano. E questo primo romanzo è nato per la sollecitazione, come abbiamo visto nell'articolo precedente, di Carluccia. Se non ci fosse stata lei, sarebbe successo lo stesso? Magari sì, ma avrebbe avuto un processo più lungo e forse anche meno entusiasmo e caparbietà, perché quella è necessaria. Ora non è che voglio fare la scrittrice navigata, voglio solo narrare una storia.

L'esigenza nasce dal voler comunicare, raccontare ispirandosi a fatti vissuti da chi scrive o da altre persone che te li hanno raccontati e inviare un messaggio, il tuo. Certo si potrebbe fare a voce con una bella chiacchierata fra amici, ma non credo che si sarebbe altrettanto sinceri e profondi. Non si riuscirebbe a scavare in territori che sono intimi. In un romanzo spogli a nudo gli argomenti e lo fai con naturalezza perché puoi usare l'alter ego di un personaggio. Parli di quello che ti pare. Scrivere ti dà un senso di libertà cosmica.  Ti fa volare.

Trovo che questa sia la parte più divertente, quella che mi affascina di più, dove mi perdo e giusto il trillo del telefono mi può risvegliare da certe trance che i personaggi riescono a creare.

Questo romanzo in una sua primissima versione, voleva essere la storia di un testamento e dei due beneficiari che ne vengono in possesso, facendoli passare per la vita di una ipotetica vecchia parente che attraverso loro, i ricordi e ciò che aveva lasciato scritto l'anziana, avrebbero scoperto un tesoro. L'anziana aveva molto da raccontare, troppo. Ci si sarebbe confusi.

Un libro, come dice la mia amica Guja Boriani, scrittrice, deve portare avanti un'idea precisa.

Con questo racconto di cosa voglio parlare con i lettori? Ci vuole una storia che dia delle risposte. Per me è così. Anche un libro giallo può narrare e dare risposte. Anzi ci vuole una storia che proponga delle domande, ognuno la troverà e potrà avere la sua personale risposta.

Nel mio libro le domande che vi verrà voglia di farvi spero siano tante. sarebbe una piccola vittoria.

Speriamo che la cosa che vorrete chiedervi non sia: "Ma questa, come si chiama? Eleonora, già. Ma perché scrive?" . In ogni caso mi farebbe piacere lo stesso.

Scrivo perché mi piace leggere, ogni storia che ho letto nella mia vita mi ha trasportato in un altro mondo, proprio come la Macchina del Tempo. E' troppo bello essere avvolti e partecipi, immersi in una storia.

Da piccola sarei stata ore ad ascoltare mia nonna che mi raccontava le vicende di Topo Gigio, molto distanti da quelle che si vedevano in tv. Topo Gigio su Marte, Topo Gigio Pirata, Topo Gigio elettricista. Topo Gigio va alla fiera. Topo Gigio sulla spiaggia.

Era l'unico modo per farmi mangiare, perché restavo a bocca aperta dallo stupore e lei ne approfittava per infilarci, con delicatezza, il cucchiaio . Sapevo che se non ingoiavo, la storia si sarebbe interrotta. Un ricatto, ma adesso quel caffellatte col pane inzuppato, lo ricordo come la cosa più bella del mondo, una pozione magica per proiettarmi nel magico mondo di Topo Gigio.

lunedì 10 luglio 2023

La copertina di Eleonora Satta

 

Ci siamo. Agli sgoccioli, intendo. Manca davvero poco alla pubblicazione e sono emozionata. La mia editor Michaela Nicolosi è alla rilettura finale.

Intanto il pensiero va alla copertina, ai font per il titolo. Al vestito del romanzo.

Per fortuna mi aiuta un’amica, Francesca Sanlorenzo, che si è resa disponibile per buttare giù il progetto. Ci siamo consultate e poi ha dato il via libera alla sua fantasia. Scegliere un’immagine che identifichi il romanzo non è stato facile, ma una volta trovata è andato tutto col vento in poppa.

Con Francesca ci conosciamo da molti anni, i miei anni milanesi di quando mi occupavo del backstage nelle sfilate delle Collezioni, che allora negli anni ’90 erano un vero culto a Milano. Lei ancora non aveva una sua strada ben delineata - neanche io. Anzi io non l’ho mai avuta - così collaborava ai miei deliri modaioli, perché in fondo di questo si trattava. Ma non voglio parlare di quel periodo che forse potrebbe diventare il tema per un prossimo romanzo.

La partenza per questa copertina è stato il Kintsugi, arte giapponese di riparare gli oggetti lasciando la traccia della rottura in evidenza e dipinta di oro. Ne ho già parlato qui in un altro articolo del blog, ed è una tecnica che mi affascina molto per i suoi retroscena psicologici: un dolore lascia sempre una traccia, sta a noi renderlo prezioso e funzionale perché non si ripeta più. Tenerlo presente in un’accezione positiva di piccolo tesoro, insomma.

Per chi volesse approfondire: https://www.lifegate.it/kintsugi-larte-delle-preziose-cicatrici

La protagonista del mio romanzo, Nina, riesce alla fine a trovare un modo per laccare le sue tracce di oro puro. Sarà un percorso molto accidentato, come lo è la vita, per tutti.

Francesca si è divertita, spero, a disegnare una parte dei cocci rotti di Nina. Mi auguro che questa copertina vi piaccia quanto è piaciuta a noi.

Pubblico solo un frame, per vederla finita mi sa che dovremo aspettare il libro.

Grazie Francesca! @francesca.sanlorenzo



 

 

 

 

Ho scritto una poesia...Il Cipresso...di Eleonora Satta

  IL CIPRESSO  Sono come il cipresso del mio giardino, lungo, magro e fino. Con quella chioma folta e ribelle, con la punta arriva alle stel...