Alle elementari🏫 avevo una maestra👵 molto brava, che per farci scrivere un tema ci dava delle immagini. Le sceglieva e ritagliava a casa e poi le disponeva sulla cattedra per farcele scegliere.
Queste immagini erano sempre le stesse a parte qualche nuovo ritaglio, che capitava di rado, per cui a turno andavano nelle mani di ognuno di noi.
A me piaceva da morire quella della bottega degli orsacchiotti: un bancone di legno, dietro una scaffalatura piena di barattoli colorati, un orsacchiotto🐻 dietro al banco e l'orsacchiotta🐼 in primo piano, che spazza con una bella granata di saggina. Se la rivedessi oggi quella figurina colorata ci farei subito un articolo sul perché l'orso era dietro il banco e l'orsa a pulire. All'epoca però non si facevano queste elucubrazioni, avevo sei anni e per me la Bottega degli Orsi era il top, l'immagine che avrei voluto per il mio tema. Ma come vuole il karma, quell'illustrazione non mi toccava mai, c'era sempre un bimbo o una bimba più veloci ad afferrarla, oppure era la maestra che la dava al preferito di turno. A me, non toccava 😂, mai.
In testa mi ero fatta mille storie da scrivere su quegli orsacchiotti🐻🐼. Avrei di sicuro preso un bel voto, i miei compagni di classe mi avrebbero invidiato, la maestra mi avrebbe coperto di lodi. Quando sarebbe stato il mio turno? Ero molto impaziente. Ogni volta che si ripeteva quel rito sbuffavo a volume alto.
Ebbene, arrivò il mio momento di gloria. La maestra👵 finalmente mi assegnò gli orsi.
Riuscii a scrivere📃 solo quattro righe, le idee e la mia fantasia si erano volatilizzate a furia di protestare e non avere pazienza.
Quando ho iniziato a scrivere "Frammenti", sono andata a ruota libera. Senza rispettare alcune regole preziose, avevo partecipato a corsi di scrittura molto costosi, ma di poco spessore, dove non avevo imparato abbastanza. Poi piano piano leggendo, seguendo dei tutorial su Youtube, un'idea me la sono fatta. Solo un'idea.
Una delle prime regole preziose è che il romanzo, in generale, ha bisogno di una buona progettazione. Capire chi sono e cosa fanno i personaggi. Conoscerli e frequentarli. Capire dove vogliamo andare a parare, avere un obbiettivo ben chiaro, portare avanti quella idea precisa della quale ho parlato nell'articoletto precedente a questo.
Così ho capito che prima di scrivere a vanvera c'è bisogno di una struttura, di un ordine cronologico delle cose. Se la devo dire tutta, avevo così chiaro di cosa volevo parlare che ho fatto le due cose insieme. Un po' facevo schemi di ogni genere, schede di personaggi e dall'altra parte buttavo giù tutto quello che la mia testolina aveva voglia di scrivere. Difatti poi ho dovuto fare un lungo lavoro di scrematura e quando sono arrivata all'Editing con Michaela Nicolosi, avevo già fatto leggere a qualche collega il mio lavoro. Queste colleghe hanno avuto tanta pazienza, Guja, Greta, Serena, ma anche Fiorella e Marco, Bruno, Valeria che sono stati i primi a dirmi se potevo andare avanti. E sono andata avanti, così avanti che ora a momenti pubblico. Nel frattempo ho partecipato anche a due concorsi di scrittura, ricevendo critiche buone e alcune terribili. Tutto è servito.
Ed è stato utile anche per quel carattere impaziente e brontolone che mi porto dietro dall'immagine degli Orsi Bottegai. E' stata una bella prova. Solo rileggere il manoscritto per mille volte, non so più quante precisamente, ha messo a freno quella smania del volere tutto e subito. Una sorta di cammino taoista, con gli amici Yin e Yang sempre a portata di mano. Credo di essere cambiata, non in tutto, ancora la strada è lunga e piena di curve e salite, ma questa introspezione da scrittura mi ha fatto bene.
Ho scritto tutta questa pappardella per dirvi, che ho un luogo che mi è servito per scrivere, credo che ogni scrittore abbia il suo misterioso antro. Il mio è quello della foto qui sotto, di misterioso c'è poco. ci sono invece molti foglietti appiccicati che al momento sono ancora lì - la foto è di stamani - ma che a breve toglierò per fare posto alla prossima storia, già in progetto.